Benevenuti della République de Chanel. Parte 6. Chanel N°5: il profumo che non voleva piacere a tutti, ma restare per sempre
Creato nel 1921 da un naso russo e una stilista con le idee chiare, il N°5 è la fragranza che cambiò per sempre il modo di essere (e sentirsi) femminili.
LE GRANDI CASE DI MODA
ilsensei
7/3/20252 min read


Nel 1921, mentre il mondo si riscopre moderno e le donne si tagliano i capelli come se volessero recidere col passato (spoiler: volevano davvero), Gabrielle Chanel decide di fare l’impensabile: creare un profumo.
Non un profumo qualunque, ma una fragranza che non somigliasse a un mazzo di fiori, né a un’acqua di rose per signorine educate.
Un profumo che non ricordasse niente di preciso, ma restasse impresso per sempre.
Fino a quel momento, i profumi erano di due categorie: o dolci e floreali da fanciulla in fiore, oppure opulenti e speziati da femme fatale uscita da un romanzo russo. Chanel non si riconosceva in nessuna delle due.
Lei voleva qualcosa di nuovo.
Voleva l’odore di una donna. Vera. Completa. Complessa.
Per farlo, si rivolge a un profumiere russo in esilio, Ernest Beaux, con un'istruzione chimica di tutto rispetto e una certa esperienza con lo zar.
Beaux le presenta una serie di campioni numerati. Lei annusa il numero 5 e dice: “È lui.”
Perché Gabrielle non si complicava mai la vita con scelte poetiche. Scelse il numero del campione.
E così nacque il nome: Chanel N°5.
Ma la vera rivoluzione sta nella formula: aldeidi sintetiche, molecole moderne che non esistono in natura, e che danno al profumo quella scia astratta, indefinita, che sa di pulito e di sogno al tempo stesso.
Un profumo che non evoca un giardino, ma una presenza. Un’idea. Una donna.
Il flacone? Minimalista. Geometrico. Niente tappo a forma di rosa, niente arabeschi.
Un rettangolo di vetro sobrio, elegante, così avanti per i suoi tempi che oggi viene considerato un’icona di design.
Chanel, che detestava l’ornamento inutile, voleva un profumo invisibile alla vista, ma indelebile nella memoria.
E ci riuscì.
Anzi, esagerò: il N°5 divenne un mito prima ancora di essere capito.
Si racconta che ne regalasse boccette alle amiche e alle clienti migliori, lasciandolo “casualmente” sulle toilettes del suo atelier.
Fu così che, senza pubblicità né campagne stampa, il profumo cominciò a circolare tra donne intelligenti, attrici, aristocratiche e curiose.
Non aveva bisogno di spiegazioni. Bastava annusarlo.
Chanel non aveva creato un accessorio. Aveva lanciato un segnale: “Io non voglio profumare come un fiore. Voglio profumare come me stessa. E che il mondo si abitui.”




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