Benventuti nel Gucciverso, Parte 7. Nel nome del lusso, del peccato e di Tom Ford
Tra camicie sbottonate, stivali da pantera e campagne scandalose: la nuova era Gucci era tutto, tranne che discreta.
LE GRANDI CASE DI MODA
ilsensei
6/20/20252 min read


Tom Ford in Gucci: quando il minimal diventò massimo
Quando Tom Ford prende le redini della direzione creativa di Gucci nel 1994, il marchio è in coma stilistico. La famiglia Gucci è uscita di scena, la cronaca nera ha fatto più rumore delle collezioni, e nei negozi regna una certa aria da svendita elegante.
Poi arriva lui. Texano. Bello. Con lo sguardo da divo di Hollywood e la visione di chi vuole far tornare il lusso ad essere provocazione.
Minimalismo? No, grazie. Sexy? Sempre.
Tom Ford prende la classicità di Gucci, la spoglia (letteralmente) e la riveste di:
camicie in seta sbottonate fino all’ombelico,
pantaloni a vita bassa,
colori come oro, nero, bordeaux e verde petrolio,
e tantissima pelle (non solo nei materiali, anche nell’atteggiamento).
Il messaggio? Gucci non è più solo un brand italiano con un logo storico. Gucci ora è sesso, potere, glamour, e una sana dose di arroganza.
L’operazione salvataggio (con tacco 12)
Sotto Ford (e con la gestione manageriale di Domenico De Sole), Gucci torna a vendere. Ma non solo. Torna a far sognare.
Nel 1995 il brand cresce del 90% rispetto all’anno precedente. I fashion buyer tornano a sorridere. Le dive fanno a gara per indossare Gucci sul red carpet. E improvvisamente, il brand che tutti davano per spacciato, è di nuovo sulla bocca di tutti.
E non in tribunale stavolta.
Icone & momenti indimenticabili
Il vestito seminudo di Gisele Bündchen (1996): più nudo che vestito. E leggendario.
La collezione autunno/inverno 1995: una masterclass in “lusso trasgressivo”.
Gwyneth Paltrow in total Gucci ai VMAs del ‘96. Più anni ’90 di così non si può.
La campagna pubblicitarie estreme come ad esempio quella di Georgina Grenville: “Se non ti scandalizza, non è Gucci”.
Tom Ford ha fatto di Gucci un brand? No. Un culto.
Ha reso il logo doppia G cool, non solo storico. Ha anticipato il ritorno del vintage, ha ridefinito il concetto di femminilità potente e ha fatto marketing con la libido, molto prima che i social lo rendessero virale.
Quando se ne andrà, nel 2004, Gucci sarà un altro marchio. E anche la moda sarà cambiata per sempre.
Conclusione (con occhiali da sole e martini alla mano)
Tom Ford ha preso il marchio Gucci, lo ha strizzato come un limone e ci ha fatto uno dei cocktail più iconici degli anni ’90. Ha dato alla moda qualcosa che oggi si cerca disperatamente: una visione chiara, coraggiosa e inconfondibile.
E sì, lo ha fatto con lo stesso savoir-faire con cui ti fissa dalla prima fila di una sfilata, senza dire una parola… perché sa che ha già vinto.










Il Sensei consulenza d'immagine
Scopri e valorizza il tuo stile unico.
ilsensei.cdi@gmail.com
327 5687630
© 2025. All rights reserved.



