Benvenuti nella République de Chanel, Parte 2. La libertà ha il profumo della maglia di jersey
Il giorno in cui l’eleganza mise le scarpe comode
LE GRANDI CASE DI MODA
ilsensei
6/29/20252 min read


Quando si pensa a Coco Chanel, spesso si visualizza l’eleganza parigina fatta persona: tubino nero, fili di perle, tailleur impeccabili e una camelia appuntata con precisione chirurgica. Ma la verità è che la vera rivoluzione Chanel non iniziò con il nero, né con il N°5, bensì con una maglia di jersey e un’idea scandalosamente semplice: la donna deve potersi muovere.
Negli anni Dieci del Novecento, mentre l’Europa faceva la guerra e le signore facevano fatica a respirare dentro corsetti armati di stecche di balena, Gabrielle Chanel osservava, cuciva e – soprattutto – semplificava.
Nel suo mondo ideale, l’abito non era una gabbia decorata, ma una seconda pelle intelligente. Doveva accompagnare, non ingabbiare. Doveva servire, non punire.
A Deauville, nella boutique che aprì grazie al sostegno finanziario (e sentimentale) del caro Boy Capel, Coco iniziò a proporre capi ispirati all’abbigliamento maschile sportivo: pantaloni larghi da marinaio, giacche morbide da equitazione, camicie destrutturate con colletti slacciati.
All’inizio le signore della buona società strabuzzarono gli occhi. Ma poi provarono quegli abiti. E, con stupore, scoprirono che potevano camminare, allungare le braccia, addirittura – udite udite – alzarsi da una sedia senza assistenza.
Il suo colpo di genio si chiama jersey: un tessuto povero, flessibile, elastico, fino ad allora considerato inadatto all’abbigliamento “serio”. Chanel ne fa la sua bandiera. E ci costruisce sopra un’estetica intera: pulita, asciutta, senza fronzoli. Una rivoluzione a basso impatto visivo ma ad altissimo impatto culturale.
Il jersey diventa il simbolo di un nuovo tipo di donna: non più oggetto da ammirare, ma soggetto che agisce.
Chanel non inventa lo sport, ma lo rende elegante. Non crea la comodità, ma la nobilita. Le sue clienti iniziano a vestirsi per vivere, non per sfilare davanti allo specchio.
La spiaggia di Deauville si riempie di donne con gonne leggere, maglie a righe, cappelli a tesa larga e una strana luce negli occhi: quella di chi è appena uscita da secoli di abiti-tortura e ha scoperto che si può essere eleganti anche respirando normalmente.
E mentre le altre case di moda parlano ancora la lingua della decorazione, Chanel scrive in corsivo minimale.
Taglia, elimina, riduce. Non per fare la moderna, ma per fare spazio: al corpo, al gesto, all’autonomia.
Perché Chanel lo sa – e lo sa da sempre – che la vera eleganza è poter scegliere.
E se la moda è un linguaggio, lei ha appena inventato un nuovo alfabeto: più corto, più chiaro, più libero.






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