Benvenuti nella République de Chanel, Parte 3. Marion Morehouse: Chanel, poesia e zigomi ben piazzati
Volto di Chanel, musa di poeti e pioniera del "faccio quello che voglio con stile"
GRANDI DONNE - GRANDI STORIELE GRANDI CASE DI MODA
ilsensei
6/29/20252 min read


Nel grande romanzo della moda, ci sono muse che arrivano con l’aura eterea di una ninfa, e altre che entrano in scena come una parentesi aperta senza chiusura.
Marion Morehouse appartiene a questa seconda categoria.
Alta, magra, spigolosa come un verso libero, fu molto più che una bella presenza: fu una dichiarazione di stile vivente, ed ebbe il raro merito di essere perfettamente a suo agio dentro i tagli asciutti e impietosi di Mademoiselle Chanel.
Non era francese, non era una duchessa, non veniva da una famiglia con castello annesso. Ma era fotogenica, imperturbabile e perfetta per il nuovo mondo che Chanel stava cucendo: niente fronzoli, niente corsetti, niente pose da odalisca stanca.
Chanel la adorava. Con quei lineamenti netti, il corpo longilineo e un’espressione da "sono troppo avanti per voi", Marion era la quintessenza dello stile androgino, quell’estetica pulita e intellettuale che faceva rabbrividire le zie con la cipria e faceva impazzire i fotografi.
Dove altre si preoccupavano di apparire graziose, lei sembrava dire: “Graziosa sarà tua sorella. Io sono un’icona.”
E aveva ragione.
Non contenta di prestare il suo volto all’alta moda, Marion aveva anche una vita sentimentale perfettamente bohemien: era la musa, compagna e caos sentimentale di E.E. Cummings, poeta americano con un’ossessione per le minuscole e per lei.
Una coppia fuori dagli schemi che oggi verrebbe definita “estetica Tumblr pre-Instagram”, ma che allora era semplicemente l’avanguardia incarnata.
Marion non fu solo una modella. Fu un’estensione del pensiero di Chanel, un corpo che sapeva cosa stava comunicando. In tempi in cui le mannequin dovevano solo stare dritte e sorridere con discrezione, lei stava in silenzio e dominava l’inquadratura.
E anche se oggi pochi ricordano il suo nome, ogni volta che una modella fissa l’obiettivo con l’aria di chi ti sta giudicando interiormente, un po’ di Marion Morehouse vive ancora.
In fondo, Chanel aveva bisogno di donne così: libere, taglienti, scomode da etichettare.
Belle, certo. Ma con quella bellezza intelligente che non si scuce nemmeno col tempo.








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