Recensione: Hiroko Koshino Fall/Winter 2025–26

Una collezione sospesa tra sogno zen e sbadigli fashion

SFILATE

ilsensei

6/20/20251 min read

Una collezione sospesa tra sogno zen e sbadigli fashion

Ogni tanto fa bene uscire dal nostro orizzonte estetico e sbirciare verso altre latitudini creative: le passerelle orientali, con la loro filosofia e visione del tempo, ci ricordano che la moda non parla un’unica lingua.

Con questo spirito ci siamo immersi nella nuova collezione Autunno/Inverno 2025–26 di Hiroko Koshino, stilista classe 1937, icona del design giapponese. Ecco, diciamo subito che il viaggio è stato... decisamente introspettivo.

La sfilata si apre con luci soffuse, musica ovattata e atmosfere rarefatte. Un inizio suggestivo, quasi meditativo. Talmente tanto che – va detto con affetto – restare svegli richiedeva più forza di volontà che spirito critico. Non per noia, attenzione, ma per una rilassatezza così estrema da sfiorare l’ipnosi.

I capi? Alternano spunti interessanti a momenti di puro disorientamento. Alcuni look sembrano voler fondere il rigore geometrico con suggestioni tradizionali nipponiche, ma il risultato appare spesso "troppo too much", con forme rigide, simmetrie esasperate e volumi che ingabbiano più che valorizzare.

Le acconciature sembrano voler evocare il mondo delle geisha... ma finiscono per somigliare a un revival da passerella anni ’80, senza quella forza ironica che renderebbe il tutto volutamente kitsch.

I colori? Tenui, anzi a tratti spenti. E quando il taglio si fa troppo ampio, l’effetto è quello di una femminilità un po’ smarrita, nascosta sotto strati di tela concettuale.

Ma a un certo punto qualcosa cambia. Arrivano dei pezzi più strutturati, più sensuali, che riportano in scena l’eleganza: un abito verde e nero, per esempio, conquista lo sguardo con le sue proporzioni più equilibrate e la sua sobrietà sofisticata.

Insomma, una collezione che forse non parla il mio linguaggio, e che avrebbe potuto risplendere di più se accompagnata da un ritmo meno ovattato e da scelte più nette nella regia.
Un viaggio interessante, sì, ma con qualche sosta di troppo in zone… silenziose.

I TRE TOP DELLA COLLEZIONE

I TRE FLOP DELLA COLLEZIONE